Il dlgs 150/09 è stato salutato da tutti come la vera rivoluzione nel rapporto tra la P.A. e il cittadino.
La riforma ha consentito ai cittadini e quindi alle organizzazioni sociali che li aggregano, di partecipare al controllo dell’operato della P.A. attraverso il principio della trasparenza.
La norma ha obbligato la P.A. a pubblicare ogni aspetto dell’organizzazione pubblica, dagli indicatori relativi agli andamenti gestionali e le modalità di utilizzo delle risorse per il raggiungimento degli obiettivi, soprattutto in tema di qualità dei servizi, dei lori costi effettivi, della capacità che gli stessi hanno di soddisfare i bisogni reali dei cittadini, e dei principi costituzionali che dettano le regole di comportamento per le PP.AA.
L’obbligo di mettere on-line i dati degli uffici pubblici assolve a una duplice funzione: quella di informare correttamente i cittadini-consumatori e quella del controllo delle performance dei singoli Enti.
Quest’ultimo aspetto, in particolare, richiama il concetto di imparzialità e meritocrazia che trova piena e completa attuazione nella contrattazione decentrata che dovrebbe essere sempre ispirata ad una corretta procedura concretamente oggettiva, basata sulle capacità, sull’impegno e sulla qualità del lavoro con consequenziale premialità nei confronti dei dipendenti pubblici più meritevoli, cosa che, purtroppo, non avviene nei fatti.
Questo mortificando profondamente gli stessi lavoratori pubblici che così non vedono premiato il proprio impegno nel raggiungimento di un dato obbiettivo. Infatti, il dlgs 150/09 introduce il principio attraverso il quale dovrebbero essere pubblicate le modalità per cui si associano le performance alla retribuzione aggiuntiva che viene corrisposta ai dipendenti.
La mancata pubblicizzazione costituisce un vulnus nel sistema organizzativo aziendale pubblico in particolare negli EE.LL. e nella sanità pubblica, dove purtroppo si assiste, ancora, a premialità che nulla hanno a che vedere con il raggiungimento degli obiettivi legati alle performance.
Dovrebbe essere consentito ai cittadini e alle associazioni nelle quali si trovano aggregati, di rendersi conto, con informazioni chiare e comparabili, che all’aumento del salario corrisponda un effettivo, concreto e misurabile aumento della qualità dei servizi. Se questo fosse possibile e i dati fossero misurabili, molte situazioni di favore all’interno della P.A. verrebbero cassate a vantaggio di chi antepone al puro privilegio, l’orgoglio di appartenenza, l’impegno, la professionalità. Ed è proprio in questo contesto che i cittadini e ancor più le associazioni dei consumatori potrebbero avere un ruolo strategico nel campo dell’elevazione degli standard di qualità dei servizi.
L’art. 1 del dlgs 150/09 obbliga la P.A. a pubblicare nel sito istituzionale tutti i dati che interessano ogni aspetto dell’organizzazione. Tale principio viene troppo spesso ignorato, per cui molte volte i siti non sono aggiornati e nella stragrande maggioranza vengono evidenziati informazioni generiche, zeppe di autoesaltazione evidenziando successi che nella realtà i cittadini non valutano come tali.
Al contrario le informazioni dovrebbero contenere l’esatta, veritiera e corretta realtà organizzativa in materia di spesa e di risultati , quindi : l’andamento gestionale, il corretto utilizzo delle risorse utili al perseguimento degli obiettivi e funzioni pubbliche con particolare riferimento ai risultati dell’attività di misurazione e valutazione degli organi competenti ai quali necessariamente deve aggiungersi, in via prioritaria, quella dei cittadini-consumatori, in fondo destinatari finali del servizio.
La qualità dei servizi pubblici non può essere valutata esclusivamente dagli organismi interni alla P.A. ma deve essere valutata prioritariamente, dagli utilizzatori (cittadini-consumatori) dei servizi.
Tale condizione risulta essere la madre di tutte le battaglie per il funzionamento corretto delle PP.AA. sul fronte delle risposte ai bisogni del cittadino. e si differenzia sostanzialmente dall’accesso agli atti che è un diritto solo agli interessati (l. 241/90).
Le associazioni dei consumatori debbono appropriarsi e gestire al meglio questi aspetti previsti dal dlgs 150/09. Sarebbe un cambiamento radicale nei comportamenti e nell’azione della P.A., se concretamente l’associazione dei consumatori potesse partecipare all’elevazione degli standard di qualità dei servizi dalla P.A., incidendo concretamente sulle modalità della prestazione.
Sarebbe indispensabile un monitoraggio del gradimento dei servizi espresso direttamente del cittadino-consumatore, in questo caso si potrebbe concretamente parlare di “partecipazione generalizzata dei fruitori dei servizi pubblici” cosa che fino ad oggi tale concetto rimane colpevolmente sulla carta.
Purtroppo i cittadini , nonostante le norme, hanno visto restringersi il loro diritto di ascolto e partecipazione nella P.A.
Dov’è finita l’applicazione della legge n. 150 del giugno del 2000?
Dov’è finita l’attività di ascolto del cittadino da parte della P.A. negli EE.LL. e nella sanità in particolare?
In tantissimi casi degli URP sono rimasti dei cartelli in qualche locale decentrato e chiuso, mentre quasi tutti gli enti hanno il portavoce e l’addetto stampa, spesso esterni alle amministrazioni, che vengono pagati regolarmente e profumatamente.
Dovrebbe essere imposto alla P.A., nelle ASL e negli EE.LL. in particolare, di verificare le performance dei servizi erogati attraverso la partecipazione e la collaborazione delle associazioni dei consumatori e sanzionato dove questo non accade. A questo andrebbe affiancato un regolare controllo di analisi delle performance nel campo della erogazione dei servizi attraverso una serie di strumenti, quali: i customer satisfaction, l’osservazione dei reclami prevenuti, interviste ecc. Tutto ciò servirebbe a sbloccare i meccanismi che inceppano l’ingranaggio organizzativo e gestionale degli uffici .
La pubblicità degli atti della P.A. nei siti spesso non aggiornati, è uno strumento importante ma logoro se non è completa, aggiornata e soprattutto corretta. Occorre che i cittadini consumatori incidano concretamente sulla correzione dell’andamento poco efficace dell’attività.
Quanto sopra servirebbe oltre ogni dubbio a stanare i fenomeni corruttivi e distorsivi che purtroppo molte volte si annidano all’interno dell’azione amministrativa.
E’ necessario che la politica comprenda che senza la partecipazione reale e concreta del cittadino, soprattutto in forma aggregata, in tutti i processi che come atto finale hanno l’erogazione dei servizi, non sarebbe possibile realizzare una auspicabile elevazione dell’indice di credibilità delle istituzioni.
Le PP.AA. dovrebbero affidare soprattutto alle associazioni dei consumatori il compito di monitorare le performance aziendali pubbliche verificando il gradimento dei singoli servizi, anche, alfine di correggere possibili anomalie riscontrate. E’ questo , pensiamo, il futuro di un sistema dove tutti gli attori del sistema Italia abbiano la possibilità di assumere delle responsabilità che la Costituzione e le norme loro affidano per un cambiamento reale e radicale del sistema pubblico che purtroppo allo stato attuale non gode di grande considerazione da parte del cittadino-consumatore, quando al contrario proprio nel lavoratore pubblico abbiamo grandi professionalità specialistiche, spirito di abnegazione e orgoglio, per non parlare degli Enti che troppo spesso lavorano sotto organico e dove in pochi sono chiamati a fare il lavoro di molti.
Più meritocrazia e meno autoreferenzialità!
Giovanni Robino
Resp. Rapporti con la P.A.