Per anni abbiamo puntato il dito contro i social accusati di aver acuito i tradimenti e le conseguenti separazioni. Ma questo è niente di fronte al Covid19 che non ha fatto solo danni economici (anche se i media parlano solo di questo) ma ha creato disastri anche – e soprattutto – all’interno della coppia, nei suoi soggetti più deboli: le donne.
“La pandemia ha dato vita alla più grande crisi tra uomini e donne che ci sia mai stata” ci conferma Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta. E non parliamo solo di crisi sentimentali ma proprio del modo di rapportarsi tra i due generi.
Femminicidi
La prima e, forse, più grave conseguenza della pandemia è stato l’aumento dei casi di femminicidio: secondo l’Istat, nei primi 6 mesi del 2020 il numero di delitti è stato pari al 45% del totale degli omicidi, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019, e hanno raggiunto ben il 50% durante il lockdown (nei mesi di marzo e aprile 2020). Le donne sono state uccise principalmente in ambito affettivo/familiare (90% nel primo semestre 2020) e da parte di partner o ex partner (61%). “La coabitazione forzata esacerba un’irritabilità del maschio violento” spiega la Toro. In altre parole “se una persona è già violenta, tende a sopraffare o a dominare, quando si trova in una situazione irritabile diventa più aggressivo e può sfociare nella violenza fisica”.
Depressioni
Le donne, invece, tendenzialmente rispondono a queste situazioni di crisi demoralizzandosi e deprimendosi, ricordiamo che la forza dell’universo femminile è sempre stata nelle relazioni con altre donne, adesso invece è più sola col suo compagno” spiega la Toro. Secondo la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, si stima che saranno almeno 150.000 i nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione da pandemia. Ad alto rischio soprattutto donne già più predisposte alla depressione e più toccate dalle ripercussioni sociali e lavorative. Più degli uomini, infatti, sono state costrette a lasciare l’impiego, hanno sopportato e stanno sopportando il carico doppio del lavoro e della cura della famiglia durante i lockdown più o meno rigidi che si sono susseguiti nell’ultimo anno.
Lavoro
Dal punto di vista lavorativo possiamo tranquillamente affermare, senza paura di essere smentiti, che il Covid-19 ha fatto fare un salto indietro di parecchi anni al mondo femminile. L’occupazione è tornata indietro ai livelli del 2016, ben al di sotto del 50% raggiunto per la prima volta nel 2019.
Tante donne hanno dovuto fare un part time forzato, molte hanno rinunciato al lavoro per stare con i figli: secondo un’indagine di WeWorld effettuata sul primo lockdown, una donna su due ha rinunciato ad almeno un progetto a causa del Covid e il 31% ha annullato o posticipato la ricerca di lavoro. “Molte ragazze hanno dovuto rinunciare o, quantomeno, accantonare gli studi per darne la possibilità ai fratelli. Parliamo, ovviamente, di società economicamente e culturalmente più fragili dove si investe di più sul figlio maschio” spiega la Toro. È una vera e propria recessione tanto che è già stato coniato il termine ‘she-cession’ e che parte dai posti di lavoro persi e dal divario salariale crescente, fino ad arrivare all’aumento dei lavori di cura non retribuiti e ad un welfare sempre più assente.
Ma di questo parleremo in un altro post…
Responsabile Settore Konsumer Donne
Sabina Cuccaro