Konsumer Italia, riceve e pubblica, una complessa testimonianza di un familiare di un paziente in degenza presso una RSA durante la pandemia, sostendo cosi la battaglia per i diritti portata avanti da ORSAN, #RSAaperte, AMNESTY INTERNATIONAL.
Di seguito la testimonianza di Desiré Pantaleoni, portavoce del comitato #RSAaperte.
8 maggio 2021. Una data storica per sancire agli occhi del paese quello che dovrebbe essere un diritto imprescindibile di ogni essere umano: la libertà. Qualcosa non va o banalmente non ha funzionato, perché un virus diametro (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello umano!) pare essere riuscito da solo ad imprigionare un’intera popolazione, soprattutto in fascia over 70 o categorie cosiddette “fragili” e preferibilmente se ospiti in qualche struttura sanitaria o parasanitaria. Chiusi, prigionieri, isolati, soli, abbandonati, invisibili, abusati: questi esseri umani sono stati calpestati nei loro diritti e dimenticati nelle loro necessità per ben 16 mesi con la scusa del Covid-19. Molti di loro sono morti, brutalmente uccisi dal silenzio di un mondo che li ha ignorati e sepolti vivi per oltre un anno, allontanandoli dall’unica forma di cura che dava loro un buon motivo per lottare: l’Amore. Li hanno chiusi in delle stanze anonime, relegati ai letti, di 100-150 nm di sedati, trascurati e talvolta maltrattati fino a condurli a una morte crudele, nella più totale solitudine e sprofondati nella paura più cupa. E dopo li hanno bruciati, nei forni, nel più totale anonimato e senza nemmeno un cane che li accompagnasse: così si è consumato il nuovo olocausto, una delle pagine più feroci della storia del mondo intero, una vergogna per l’umanità tutta, una piaga destinata a non guarire e a consumare di vergogna ogni essere umano che voglia definirsi tale.
Poi, l’8 maggio 2021, a seguito di una estenuante battaglia di ORSAN, #RSAaperte, AMNESTY INTERNATIONAL e una unione di Comitati Nazionali, un rigurgito di coscienza del Ministro Speranza e altri di Governo partorisce una ordinanza che ha il grande merito di aver invertito l’orrendo paradigma fin li in essere, ripristinando il diritto di anziani e disabili ricoverati nelle RSA e Strutture ad esse assimilabili a ricevere visite da familiari e affini, se pur contingentate, limitate nel tempo e nello spazio. In pratica, chi è ricoverato in queste strutture ha diritto di sentirsi amato e sentirsi umano circa 30 min. a settimana, all’aperto, se vaccinato, se tamponato, se lo spazio esiste, ma soprattutto se la direzione sanitaria vuole. Già, perché se pur si è voluto dare una caramella in tanta sofferenza, alla politica di questo Paese è mancato totalmente il coraggio di riconoscere che i ricoverati nelle strutture, i giganti di forza e resilienza che sono sopravvissuti all’abbandono, all’isolamento e nondimeno al feroce e pericolosissimo virus assassino, sono prima di tutto ESSERI UMANI, il cui diritto alle relazioni affettive, all’autodeterminazione, alla libertà di spostamento e di autogestione, sono DIRITTI IMPRESCINDIBILI, INSINDACABILI E INALIENABILI.
Ancora una volta i nostri familiari sono stati trattati come cose e non come PERSONE, sono un patrimonio che produce reddito per le strutture ospitanti come farebbe più un ingranaggio che un investitore. Ed è qui l’errore, perché se non rileva sufficientemente l’aspetto umano, cosa che suona già così paradossale, queste persone, congiuntamente ai propri famigliari, sono a tutti gli effetti
veri e propri stakeholder di questo sistema di strutture sanitarie e/o parasanitarie.
E qui spieghiamo.
In primis giova ricordare che l’anziano, il fragile, è prima di tutto un “essere umano” e in quanto tale detentore, sin dalla nascita di diritti imprescindibili quali il diritto alla salute, declinato sia nella tutela del benessere fisico sia nel godimento delle proprie relazioni familiari e non, in piena libertà e autodeterminazione. Ora capita che, a un certo punto della propria vita, l’individuo si rivolga alle Strutture per vedere facilitato e non di certo ostacolato, il godimento qualitativo di tale diritto e che lo faccia acquistando un servizio, perché di questo si tratta, una prestazione a fronte di un corrispettivo. ORA, NON ESISTE UNA EROGAZIONE DI UN SERVIZIO CHE POSSA DETERMINARE UNA PRIVAZIONE DI LIBERTÀ PERSONALE. Ciò detto, con lo scorrere del tempo, per patologia, scarsità di alternative e assenza di una reale proposta di assistenza territoriale, l’anziano, il fragile, è costretto a legarsi alla Struttura in quanto casa e assiste impotente al ridursi propria possibilità di lasciarla.
In quel momento l’Ospite entra a far parte del sistema non più tanto come cliente, ma piuttosto come vero e proprio ”titolare di una posta in gioco che si chiama vita”, la propria, che viene, per ordine d’importanza, ancor prima del denaro. A questo punto, la prosperità e la propensione all’eccellenza della Struttura, divengono interesse condiviso e l’anziano, il fragile, passa da cliente a stakeholder, unitamente al proprio familiare, insieme al quale, in seguito al pagamento delle rette, si conferma la principale fonte di reddito della struttura stessa e, al contempo, il miglior valutatore qualitativo. Quindi, a fronte di tale posizione, si imporrebbe una lettura in chiave maggiormente collaborativa, dove ospite e famigliare dovrebbero rilevare in quanto contributo imprescindibile, valore aggiunto e feedback di elezione. Il paradosso di questo passaggio, vorrebbe presenti i familiari nei CdA delle strutture con una rappresentanza significativa in termini di voto, e nelle Strutture stesse con uffici, attività in presenza e l’obbiettivo di raccogliere, coordinare le istanze, le proposte delle famiglie, nuclei primari di amorosi e terapeutici, che rappresentano il primo contributo elettivo e gratuito di cui la Struttura può disporre. Ma così non è, quindi questo diviene per i Comitati un obbiettivo a tendere di primaria importanza.
Resta, che nella contingenza di questo momento e nella necessità di veder rispettati i diritti primari delle persone ricoverate, ha assoluta priorità il veder riconosciuti e garantiti i seguenti diritti imprescindibili:
- – MAI PIÙ E PER NESSUN MOTIVO DOVRANNO ESSERE VIOLATI I DIRITTI DELLE PERSONE RICOVERATE IN TERMINI DI ASSISTENZA E RELAZIONE AFFETTIVA
- – MAI PIÙ E PER NESSUN MOTIVO DOVRANNO ESSERE TOTALMENTE PROIBITI GLI ACCESSI ALLE RSA E STRUTTURE ASSIMILATE. Semmai gli stessi dovranno essere agevolati e favoriti, grazie all’applicazione di pratiche virtuose e protocolli univoci per tutte le strutture, alla fornitura gratuita dei presidi necessari quali: tamponi gratuiti, mascherine, tute anti-contagio, disinfettanti. Nondimeno, i caregiver potranno e dovranno acceder gratuitamente a percorsi formativi abilitanti al contatto sicuro senza distanziamento.
- – MAI PIÙ E PER NESSUN MOTIVO DOVRANNO ESSERE IMPEDITE LE VISITE E LE CURE PARENTALI E/O LE USCITE DEGLI OSPITI RICOVERATI siano esse per visite sanitarie specialistiche o per puro godimento
- – AGLI OSPITI/PAZIENTI DOVRANNO ESSERE GARANTITI PERCORSI DI CURA ASSISTENZA PERSONALIZZATI IN BASE ALLE ESIGENZE INDIVIDUALI E ALLA STORIA DI OGNUNO. IL CONTATTO FISICO È IMPRESCINDINDIBILE
- – I CAREGIVER/PARENTI DOVRANNO ESSERE RICONOSCIUTI NEL LORO RUOLO ED EQUIPARATI IN TERMINI DI NECESSITÀ E IMPORTANZA DELL’APPORTO, AL PERSONALE SANITARIO DELE STRUTTURE STESSE
- – OGNI STRUTTURA DOVRÀ PREVEDERE NELLO STATUTO LA COSTITUZIONE DI UN COMITATO FAMIGLIARI
- – LO STATO DOVRÀ ASSUMERSI LA RESPONSABILITÀ DI PROGETTARE E IMPORRE PROTOCOLLI DI ASSISTENZA, PROTOCOLLI DI VISITA E RISPETTO DELLE LIBERTÀ PERSONALI UNIVOCI PER TUTTE LE STRUTTURE. I protocolli andranno studiati in sinergia con le struttura e la rappresentanza dei ricoverati e/o loro famigliari. Ogni ricoverato avrà diritto a ricevere un numero di visite illimitato. Lo Stato si assumerà inoltre la responsabilità di vigilare sull’applicazione di tali protocolli e sanzionare la non ottemperanza degli stessi.
- – I Famigliari/Caregiver devono essere riconosciuti come parte fondante della relazione e della cura
- – Mai e in nessun modo potranno essere impedite le visite specialistiche all’interno della struttura se pur effettuate da medici esterni
- – LO STATO SI IMPEGNERÀ IN OGNI MODO PER COSTRUIRE UNA RETE DI ASSISTENZA DOMICILIARE IDONEA E PERFORMANTE AL FINE DI PERMETTERE AI PIÙ DI ALLONTARE IL PIÙ POSSIBILE IL MOMENTO DEL RICOVERO IN STRUTTURE DEDICATE
- – IL CAREGIVER FAMILIARE, IN QUANTO DANTE CURA PRINCIPALE HA IL DIRITTO DI VEDER RICONOSCIUTO, FORMATO E REMUNERATO IL SUO RUOLO DALLO STATO E/O DAGLI ENTI PROPOSTI ALLA EROGAZIONE DELL’ASSISTENZA SANITARIA NAZIONALE
- Nell’immediato, dal momento che esiste una ordinanza in vigore dal 8 Maggio 2021 che gran parte delle RSA non osservano, si richiede che a stretto giro vengano apportate alla stessa le seguenti modifiche e che si attuino con decorrenza immediata TUTTI I CONTROLLI DI LEGGE ATTI A GARANTIRE L’INTEGRALE OSSERVANZA DELLA STESSA:
- Affettivi individuali degli ospiti, cosa che invece sarebbe indispensabile. La pianificazione generica consiste in soli 30 minuti a settimana sabato e domenica esclusi. Questa modalità penalizza gravemente i famigliari che durante la settimana lavorano e sono costretti a chiedere dei permessi per poter visitare i propri cari e va assolutamente modificata.
- I tamponi richiesti a coloro che non sono vaccinati e desiderano visitare i propri cari viene erogato a titolo oneroso e a prezzi differenziati per regione, comune o provincia. Nondimeno, raramente viene erogato in struttura. La presente modalità genera gravi disparità di trattamento per i visitatori e va modificata nella direzione di tamponi gratuiti da effettuarsi all’entrata in struttura.
- Le videochiamate nella maggior parte delle RSA sono state ridotte o sospese, non assicurando la continuità del sostegno e del supporto affettivo da parte dei parenti. Vanno ripristinate.
- Il patto di condivisione del rischio è stato lasciato alla libera interpretazione dei Direttori sanitari che si sono arroccati dietro regole di parte e, diversamente da quanto previsto nell’ordinanza, non hanno concordato il testo con i famigliari degli ospiti. Nondimeno non può esistere alcuna condivisione di responsabilità se non esiste parità di trattamento in termini di accessi e soprattutto se la struttura non si impegna formalmente a rendere pubblica la modalità di monitoraggio delle condizioni di salute del personale che ha accesso illimitato alla struttura, direttori, proprietari e personale degli uffici compresi.
- Il contatto fisico con i famigliari deve essere comunque e sempre garantito.
- Non si comprende come mai è permesso l’ingresso di volontari per “attività ricreative” e non è permesso l’ingresso in struttura dei parenti.
- Le visite parentali devono essere ripristinate immediatamente e senza condizioni per ar fronte all’enorme danno psicologico derivante da oltre 16 mesi di totale isolamento affettivo.
- E’ necessario poter rientrare nelle RSA anche per verificare che i nostri cari abbiano
- tutto il necessario (indumenti idonei alla stagione e compatibili con la climatizzazione interna, calzature idonee alla stagione, attività ricreative e tanto altro)
- I residenti nelle RSA sono ormai tutti vaccinati: NON ESISTE AD OGGI NESSUNA MOTIVAZIONE OGGETTIVAMENTE SOSTENIBILE PER LIMITARE LE VISITE DEI PARENTI O LE USCITE DEGLI OSPITI