Miele: caccia all’oro liquido

Delicatezza naturale, tecnicamente immortale, il miele è probabilmente il primo vero dolcificante scoperto e utilizzato dall’uomo. Ma se una volta questo denso liquido rappresentava uno degli alimenti più naturali in commercio, oggi è necessario considerare che il rischio di incappare in un prodotto contraffatto è sempre più alto. Trovare del puro miele può non essere così facile, visto che sta prendendo piede la scorretta pratica di adulterarlo con una mescolanza di zuccheri industriali, sciroppo di glucosio, derivati del mais, del riso, o del granturco. Il risultato di questa miscela che distorce le proprietà del miele è dannoso per la salute, consentendo – come sempre quando l’industria deve abbattere i propri costi a scapito del benessere – la vendita di barattoli a prezzi sempre più bassi.

Al giorno d’oggi, circa il 20% del miele dichiarato come miscela di miele dell’UE o miele non miscelato recante un riferimento geografico relativo a uno Stato membro, è risultato sospetto di contenere zuccheri aggiunti.

Questa “dolce” frode alimentare può assumere forme diverse. Ad esempio, vendendo miele definito “millefiori” più economico come miele “mono-fiore”; o aggiungendo diversi tipi di sciroppi per aumentare il volume, o raccogliendolo in anticipo e poi essiccandolo artificialmente, per ridurre i tempi e i costi.

Ad ogni modo, il prodotto finale è lontano da ciò che i consumatori pensano di comprare, così come dalla definizione legale dell’UE di miele, inteso come “la sostanza dolce naturale prodotta dalle api Apis mellifera dal nettare delle piante […], che le api raccolgono, trasformano combinando con sostanze specifiche proprie, depositano, disidratano, immagazzinano e lasciano in favi ad affinare e maturare”.

La responsabilità finale però ricade sugli Stati membri, obbligati a condurre test di laboratorio sul miele che producono e importano, controllando parametri come l’origine e i livelli di polline, l’umidità e la presenza di zuccheri aggiunti. Ma le metodologie dei test variano e i truffatori del miele hanno una curva di apprendimento ripida.

Le più recenti revisioni dell’adulterazione del miele – e le tecniche per rilevarle – sono emerse alla luce delle relazioni analitiche esaminate relative agli zuccheri esteri nei mieli di marca dei rivenditori britannici. L’esigenza di più tecniche analitiche porta a relazioni complesse da cui è difficile trarre un parere di autenticità generale e inequivocabile. I metodi di autenticità del miele in cui non hanno trovato un singolo parametro, hanno fornito informazioni inequivocabili sulle origini botaniche o geografiche. Sono stati identificati inoltre alcuni metodi potenzialmente idonei che indicano l’origine botanica dei flavonoidi, pollini e aromi, anche se l’aggiunta deliberata di marker noti disponibili e la perdita di sentori volatili durante la conservazione possono viziare il rilevamento. È stato suggerito infine di utilizzare profili di oligosaccaridi, amminoacidi e oligoelementi per verificare l’origine geografica dichiarata.

La composizione del miele, prodotto naturale complesso, sfida infatti i metodi analitici che tentano di determinarne l’autenticità soprattutto a fronte di sofisticate adulterazioni. Tra le tecniche analitiche avanzate disponibili, solo la spettrometria di massa isotopica (IRMS) è generalmente accettata per la sua riproducibilità e capacità di rilevare alcuni zuccheri aggiunti, mentre la risonanza magnetica nucleare (NMR) e la spettrometria di massa ad alta risoluzione (HRMS) sono oggetto di divergenze di opinione tra le parti interessate.

Lasciando da una parte la metodologia di analisi, concentrandosi sui dati produttivi, è chiaro come i numeri mostrano uno squilibrio che deve assolutamente portare a riflessione.

L’Europa, così come l’Italia, consuma più miele di quanto ne riesca a produrre, rivolgendosi spesso alla Cina per il 50% delle sue importazioni di miele. I maggiori importatori del Vecchio Continente rimangono da molti anni il Regno Unito, la Spagna e il Belgio.

La Cina negli ultimi anni è diventata il più grande produttore mondiale di miele, con ben 473.600 tonnellate prodotte nel 2014 (rispetto ai 161.031 dell’UE). Analizzando un periodo di 15 anni, tra il 2000 e il 2014, secondo i dati della Food and Agriculture Organization, la sua produzione è aumentata dell’88%. Questo spaventoso incremento, connesso con le vendite e le esportazioni di miele, ha fatto guadagnare alla Cina ben 276,6 milioni di dollari (231 milioni di euro) solo nel 2016.

Ciò sui cui però è doveroso fermarsi a riflettere risiede nel fatto che il numero di alveari ed arnie, nello stesso periodo, è aumentato solo del 21%. La popolazione delle api in Cina sta diminuendo, così come in tutto il mondo, a causa dell’avvelenamento da pesticidi, dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici e della perdita dell’habitat delle api a causa dell’urbanizzazione.

Tutti questi fattori influenzano il sistema immunitario delle api e le colonie stanno iniziando a soccombere una dopo l’altra. Sulla rete, per fare un esempio, non è difficile trovare immagini di agricoltori cinesi della provincia del Sichuan che impollinano i loro alberi da frutto a mano o con canne di bambù. Considerando che circa il 75% del sistema agricolo mondiale si basa sull’instancabile lavoro delle api, il peso dell’intera filiera è praticamente riposto sulle loro fragili ali. Su quanto le api siano importanti per l’ecosistema e il benessere del pianeta ormai sono stati riempiti libri a riguardo, ma ciò non impedisce l’inarrestabile marcia dell’uomo verso il sabotaggio e l’avvelenamento di questi instancabili operai.

Nel mondo esistono circa 20.000 tipologie diverse di api, ma come abbiamo visto dalla regolamentazione europea, solo poche di esse vengono utilizzate per ottenere il miele. Per produrre un solo barattolo di miele è necessario il lavoro di quasi 23.000 api, mentre per arrivale al kilo di miele, è stato stimato che le api compiono quasi 60.000 voli di andata e ritorno dall’alveare ai fiori. Conoscere davvero l’origine e l’integrità del miele può solo che spingere il consumatore ad apprezzare ancora di più ogni singolo cucchiaino.

Il miele è chiara espressione del territorio in cui viene prodotto, figlio del lavoro di uomini sapienti (come lo era il compianto Andrea Paternoster ad esempio) e di api laboriose, che secondo concessione della natura, sono in grado di regalarci questo oro liquido. Spetta a noi proteggere e tutelare questo patrimonio, in ogni modo possibile.

Nei prossimi giorni Konsumer Italia pubblicherà una lista di semplici test che ogni consumatore può fare tranquillamente tra le proprie mura domestiche, cercando di imparare, distinguere ed evitare in maniera autonoma il miele contraffato. La finalità di questi “esperimenti” ovviamente non è quella di discriminare o dare un giudizio finale su eventuali prodotti ritenuti non autentici; ma di far apprendere al consumatore le proprietà fisiche e termo-dinamiche del miele puro, che possono consentire di acquistare e godere con maggiore tranquillità questo prezioso e dolce dono della natura.

 

Riccardo M. Mazzoni

Responsabile Settore Agro-Alimentare ed Enologico | Konsumer Italia