Le cronache sulla stampa di questi ultimi giorni hanno confermato una escalation drammatica sugli infortuni sul lavoro. Dai dati pubblicati dall’INAIL rileviamo che nel primo semestre del 2021 il numero degli infortuni è aumentato del 6,7% nella gestione industria e servizi, del 7,3% in agricoltura e di quasi il 30% nel Conto Stato che comprende tutte le amministrazioni pubbliche. Il dato delle malattie professionali è ancor più negativo se è vero che le domande protocollate nei primi sei mesi di quest’anno sono state 28.855, 8.518 più dello scorso anno con un incremento del 42% rispetto allo stesso periodo del 2020. Se a questi dati aggiungiamo la considerazione che nel primo semestre la ripresa non è avvenuta in modo omogeneo in tutti i settori e che ci sono ancora molti lavoratori in smart working, possiamo ben affermare che siamo in presenza di una piaga sociale inaccettabile per un Paese che ha l’ambizione di essere considerato tra i più avanzati.
Come è noto, l’INAIL è l’istituto il cui compito principale è quello di tutelare i lavoratori in materia di salute e sicurezza ed è finanziato dai datori di lavoro, tenuti per legge ad assicurare i loro dipendenti, diritto costituzionale che spetta a tutti i lavoratori che sono tutelati anche se il datore di lavoro ha omesso di pagare i relativi premi. L’INAIL è una impresa sociale e opera in assoluto monopolio, come ha confermato la Corte di giustizia dell’unione europea che, nel 2001, ha respinto il giudizio intentato dalla Confindustria che chiedeva il superamento del monopolio per potere assicurarsi anche presso le compagnie private di assicurazione. La Corte ha riconosciuto, cioè, la natura sociale dell’INAIL, che oltre alla assicurazione contro gli infortuni, si interessa di prevenzione e di riabilitazione dei lavoratori infortunati.
Poiché impresa sociale, l’INAIL non dovrebbe essere in attivo, ma in pareggio e i premi finalizzati esclusivamente all’equilibrio della gestione. Invece l’Ente è sistematicamente in utile, con un importo che si aggira, mediamente, a 1,5 miliardi all’anno. Queste risorse, tuttavia, non rimangono nelle disponibilità dell’ Istituto e quindi reinvestite nella funzione sociale dell’INAIL, ma per effetto delle norme sulla Tesoreria unica, sono depositate presso un conto corrente infruttifero al Ministero dell’Economia e delle Finanze e hanno superato attualmente i 35 miliardi di euro fermi e inutilizzati.
Come Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Istituto, Giovanni Guerisoli, nel 2005 aveva approvato un documento sulle conseguenze della mancata autonomia finanziaria dell’Ente depositata in parlamento nel 2007.
La natura sociale dell’INAIL, confermata anche dalla Corte Europea di Giustizia e la disponibilità finanziaria della gestione, permetterebbe di implementare i servizi di vigilanza e controllo, le funzioni di tutela dei lavoratori, la prevenzione sia con la formazione dei lavoratori che con il finanziamento di investimenti alle imprese per migliorare i sistemi produttivi e di ridurre le aliquote pagate dalle imprese. Inoltre si potrebbe potenziare la riabilitazione e il reinserimento dei lavoratori infortunati, intervenendo sul sistema indennitario, migliorando le prestazioni per gli infortunati e per le famiglie in caso di infortunio mortale.
Konsumer ricorda inoltre che, in caso di infortunio o di malattia professionale, i lavoratori possono rivolgersi ai patronati, che li assisteranno gratuitamente. Per questo è importante rivolgersi al proprio delegato sindacale o al caso di medie o piccole aziende alle associazioni di tutela del consumatore.