Nelle ultime settimane i paesi europei stanno affrontando un incremento nei richiami relativi all’ossido di etilene dopo che la sostanza è stata rilevata come additivo alimentare utilizzato in una vasta gamma di prodotti.
L’ossido di etilene è un gas ampiamente utilizzato per sterilizzare materiali e dispositivi medici e chirurgici, ma è stato recentemente definito dalla Comunità Europea cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione. Questa sostanza viene essenzialmente utilizzata per ridurre o eliminare la contaminazione microbiologica da salmonella, ma almeno all’interno degli stati membri della Comunità Europea, l’uso per la disinfezione degli alimenti non è consentito. In ogni caso, il suo uso viene regolato dal Reg. (CE) 396/2005 che lo definisce come la somma di ossido di etilene e 2-cloro-etanolo (un suo prodotto correlato).
Il Belgio, per primo, ha lanciato l’allarme sull’ossido di etilene nel settembre del 2020, indicando nei prodotti indiani contenenti semi di sesamo l’insorgenza di questa problematica. Questi richiami sono stati successivamente correlati anche a migliaia di prodotti sia convenzionali che biologici con una shelf life di lunga durata, quali cereali, cioccolato, biscotti, pane, cracker, spezie e gli ormai famosi e modaioli bagel.
L’ossido di etilene è stato recentemente trovato anche sotto forma di additivo nella farina di semi di carrube, che è principalmente utilizzata come agente addensante o stabilizzante. Spesso viene utilizzato anche in alimenti di uso quotidiano, tra cui gelati, cereali per la colazione, prodotti a base di carne, dolciumi, prodotti a base di latte fermentato e formaggi.
La Commissione Europea non si è fatta attendere ed ha già organizzato tre incontri con i coordinatori delle crisi alimentari negli Stati membri, due a fine giugno e uno a metà luglio 2021, la scorsa settimana praticamente.
Gli esperti di settore hanno in conclusione affermato che per i consumatori non esiste un livello sicuro di esposizione nei prodotti che contengono l’ossido di etilene e qualsiasi contatto con cui le persone possono incappare, rappresenta comunque un potenziale rischio. Ciò significa che le aziende di alimenti o mangimi che hanno immesso tali prodotti sul mercato dell’Unione Europea devono provvedere immediatamente, ritirandoli quanto prima, almeno per consentire i corretti processi di controllo e analisi.
Il Belgio e la Danimarca, ad esempio, hanno dichiarato che avrebbero acconsentito a questa azione, esprimendo comunque preoccupazione per i richiami sistematici di tutti i prodotti alimentari che presentano al loro interno una materia prima al di sopra del MRL, “maximum residue level” (livello massimo di residui: LMR) stabilito per legge. Entrambe le nazioni erano preoccupate per l’approccio di tolleranza zero applicato all’ossido di etilene e ritenevano che non fosse in linea con le normative europee sul follow-up di alimenti e mangimi potenzialmente contaminati.
Il gruppo Foodwatch, dopo aver notato discrepanze tra le agenzie nazionali e le discussioni sull’interruzione del processo di richiamo per i prodotti che mostrano un livello inferiore al limite di rilevamento di 0,02 milligrammi per chilogrammo per i prodotti confezionati prima del 14 giugno 2021, ha accolto con favore l’approccio secco e diretto dell’Unione Europea. Sebbene il consumo di alimenti contenenti ossido di etilene non rappresenti di per sé un rischio acuto per la salute del consumatore, esiste comunque un rischio maggiore nel caso in cui gli alimenti contaminati vengono consumati per un lungo periodo. I deputati europei dei Verdi hanno scritto a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, e Sandra Gallina, Direttore Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (DG Sante) prima della scorsa riunione di metà luglio, chiedendo all’Unione Europea di non accettare che i prodotti contaminati da una sostanza vietata siano venduti all’interno del suo mercato comune, adottando infine l’approccio del principio di precauzione.
A seguito di una richiesta della Commissione Europea sui dati conseguenti ai risultati delle analisi sull’ossido di etilene, sono state riscontrate ben 87 non-conformità sulle 650 analisi effettuate. Tutti, tranne tre prodotti, sono stati segnalati da un paese membro e includevano semi di sesamo, spezie e verdure essiccate provenienti dall’India, nonché semi di sesamo/girasole da altri paesi.
A metà giugno 2021, il General Directorate for Competition Policy, Consumer Affairs and Fraud Control (la Direzione Generale per la Politica della Concorrenza, Tutela dei Consumatori e il Controllo delle Frodi) in Francia ha dichiarato di essere stata informata dell’uso dell’ossido di etilene come additivo utilizzato nei gelati, con conseguenti richiami che interessano marchi rinomati e presenti sul nostro mercato nazionale, come Nestlé, Mondelez e Picard.
Stesso discorso si applica non solo ai prodotti, ma anche agli integratori alimentari, evidenziato per primo dalle autorità lussemburghesi, i quali hanno affermato che i controlli sul mercato hanno rivelato come anche alcuni integratori alimentari fossero contaminati da ossido di etilene.
In Italia, il Ministero della Salute, attraverso il Sistema di Allerta Europeo per Alimenti e Mangimi (RASFF), con notifica n. 2021.2875, ha ricevuto dalle autorità sanitarie della Repubblica di Slovenia un comunicato che vede l’azienda Sensilab richiamare l’integratore alimentare “Diabetyn”, a causa appunto della presenza di ossido di etilene, riscontrato in una delle materie prime di base. L’integratore in questione viene venduto per regolare il metabolismo dei carboidrati, aiutando a mantenere normali i livelli di glicemia.
Konsumer Italia segue ovviamente da vicino e con occhio vigile la vicenda in questione, raccomandando sempre ai consumatori di tenersi aggiornati, e attuando sempre tramite il controllo dell’etichetta e della lista degli ingredienti, una prima linea di difesa contro questo tipo di situazioni.
Riccardo M. Mazzoni — Responsabile Settore Agro-Alimentare ed Enologico