Sul latte di pecora, come sull’olivocoltura, urge l’intervento deciso del Governo
Assurdo che nel Paese delle eccellenze alimentari la produzione, ed il lavoro che la garantisce, debbano essere sviliti in nome di un mercato al ribasso fino ad arrivare a non far prezzo rispetto ai costi di produzione.
La protesta dei Pastori Sardi si affianca a quella degli Olivocoltori e Frantoiani colpiti sia dalle condizioni meteo climatiche, sia dalla xylella; ma è tutto il comparto agricolo a soffrire, questione a volte di quote, a volte di impegni presi con Paesi extra UE, quando i danni li fa la politica.
Su tutto questo chi la fa da padrone e sa aggirarsi molto bene sulle crisi della produzione è la speculazione.
Supermercati invasi da latte e derivati dell’Europa del nord, confezioni mozzarella da 1,69 euro per mezzo chilo di prodotto, ma quale prodotto?
Basterebbe leggersi con attenzione quanto riportato obbligatoriamente sulle confezioni per rendersene conto malgrado il carattere sia corpo 5. Allora ci accorgeremmo che questo prodotto, eccellenza italiana, spesso arriva dalla Germania ed al posto dei fermenti lattici ci troviamo l’acido citrico, che potrebbe essere prodotta da cagliata congelata e non fresca; tutto lecito sia chiaro, ma non è la stessa mozzarella.
Nel caso della Sardegna va in crisi la filiera del latte di pecora, produzioni che rappresentano la nostra storia e tradizione agroalimentare, basti pensare al pecorino romano, al fiore sardo, formaggi che vantano centinaia di imitazioni, anche queste purtroppo spesso presenti nei nostri supermercati.
Di fatto i pastori lamentano che il latte viene pagato troppo poco rispetto al costo di produzione, costo fatto dalla fatica del governare le greggi, dalle tasse, dalle spese veterinarie, dalla mungitura e trasporto.
L’industria di trasformazione lamenta invece l’invenduto, il crollo dell’export del prodotto. Hanno tutti ragione, quindi il latte finisce nei tombini delle strade sarde.
Oggi il consumatore, il vero attore del mercato, quanto ne sa della scelta da compiere sui banchi dei mercati, quanto ne sa dell’effettivo valore dell’alimento che acquista, che spesso mette nel carrello con sufficienza, quanto è consapevole che con le sue scelte d’acquisto, c’è un mondo che può far vivere o condannare? Se solo la decima parte degli incentivi dati per veicoli o per pannelli solari fossero stati impiegati per promuovere informazione sulle nostre produzioni agroalimentari; probabilmente oggi queste scelte sarebbero orientate a sostenere i nostri pastori, i nostri produttori d’olio EVO.
Se, sempre la decima parte degli incentivi fosse stata impiegata per combattere la xylella oggi ne parleremmo al passato.
Ora sta alla politica di Governo intervenire a sostegno di quella che, con il turismo, è la prima ricchezza di questo straordinario Paese che è l’Italia. Sta al Governo stabilire che non si può andare sotto i costi di produzione, sta alla politica fare in modo che i cittadini possano compiere scelte consapevoli puntando alla genuinità ed alla qualità dei prodotti che si portano in tavola.
Una cattiva alimentazione forse non uccide nessuno, certamente però, non rende più sani.
Prodotti trattati con deodoranti, conservanti, pregni di antibiotici e pesticidi si possono evitare, ma per questo è necessario proteggere e rendere remunerativo il lavoro dei nostri agricoltori, dei nostri pastori; è necessario proteggere il lavoro e non permettere che il mercato distrugga il lavoro, accorciare le filiere tagliando le troppe intermediazioni, sostenere i gruppi d’acquisto diretti.
Cari Governanti vi è stata data fiducia su un foglio pieno di buone intenzioni, ricordatevi che non è a tempo indeterminato e non è neanche scontata, la fiducia.
Scriveremo ancora al Ministro Centinaio per sollecitare interventi risolutivi sulle questioni aperte nell’agroalimentare, chissà se stavolta troverà il tempo per rispondere, con i fatti…. Grazie.