La scorsa settimana nel mitico Lingotto, la ex storica fabbrica FIAT di Torino è stato presentato il nuovo prototipo di veicolo militare frutto della ricerca finanziata dal Segretariato Generale della Difesa su iniziativa di I.Ge.San.
Non è certamente la prima volta che la sintesi tra l’esperienza è la competenza delle nostre Forze Armate e l’inventiva delle nostre aziende di alta specializzazione producono soluzioni avanzate nel settore dei veicoli speciali. Ma in questo caso siamo veramente di fronte a qualcosa di unico e che nessun altro esercito, ad oggi, è in grado di schierare nel proprio “arsenale”.
Un mezzo che aumenta le capacità tattiche e difensive? Non proprio, almeno nel senso tipico del gergo militare.
Si tratta di A.M.O.R (ADVANCED MOBILE OPERATION ROOM) cioè di una sala chirurgica mobile da teatro operativo; in una definizione meno tecnica e precisa, di una sala operatoria che diviene tutt’uno con un camion off road (fuori strada).
Per raccontarla in un modo da non addetti ai lavori, si tratta di una super e multipla ambulanza in grado di far intervenire – anche chirurgicamente – il personale sanitario, su feriti particolarmente gravi e in immediato rischio di vita, arrivando a ridosso delle aree di combattimento anche su terreni e strade difficili.
Nella presentazione, accurata e appassionata, che i vertici dell’Ispettorato Generale della Sanità Militare e i tecnici delle aziende che hanno realizzato (e cofinanziato) questo super-tecnologico veicolo sono state mostrate e spiegate le sue straordinarie capacità di intervento e assistenza medica.
Tra queste risaltano: la possibilità di effettuare diagnosi tempestive di gravi danni interni (con ecografie, radiografie e altri strumenti diagnostici) e d’intervenire chirurgicamente nell’immediatezza per scongiurare il rischio di vita; la capacità di assistere e trasportare contemporaneamente tre (!!) feriti gravi sostenendone costantemente le funzioni vitali e respiratorie, in sostanza trasformandosi in una di terapia intensiva in movimento.
Uno dei segreti più innovativi che il mezzo possiede è nel complesso e articolato sistema di ammortizzamento (nella parte della sala chirurgica) del mezzo che garantisce il trasporto in ottima stabilità anche su terreni sconnessi, contenendo efficacemente i rischi determinati da vibrazioni e sussulti che sarebbero potenzialmente letali per i feriti gravi.
Altra peculiarità importante è che il modulo (ha la forma e l’aspetto di un container) che contiene la sala chirurgica può separarsi automaticamente dalla motrice del mezzo ed essere lasciato a terra mantenendo piena autonomia operativa.
Osservandone le potenzialità viene subito in mente come le capacità di questo mezzo possano rendersi utili negli impieghi civili.
Se non fosse per la colorazione, le insegne militari e per la presenza delle divise sarebbe naturale immaginarlo nel contesto della Protezione Civile pronto all’uso in caso di calamità naturali (dove ad onor del vero le forze armate risultano sempre efficaci e determinati) e magari nella disponibilità delle organizzazioni che fanno interventi umanitari.
Immaginarne una flotta in giro per il mondo a moltiplicare le capacità di medici e infermieri che si dedicano ai malati in aree lontane, povere e depresse, forse per ora rimane un sogno ma che grazie ad A.M.O.R. e all’inventiva italiana potrebbe quanto prima diventare una realtà disponibile.
Dario Marcucci