Antonio Caricato -settore Credito e Finanza Konsumer Italia- Dal primo febbraio 2014 è entrato in vigore il secondo comma dell’art. 4 del DL 167/90, modificato dalla Legge 97/2013, con la qual il Governo Letta ha previsto che qualsiasi bonifico proveniente dall’estero a favore di una persona fisica, debba essere assoggetto alla ritenuta del 20%: e questo, presumibilmente, in quanto viene presupposto che tale flusso derivi da redditi da capitale o da altre attività estere di natura finanziaria. Viene fatta salva la facoltà del contribuente di certificare che il reddito non ha natura finanziaria (bonifico che, ad esempio, deriva da rapporti di lavoro autonomo): e questo mediante la trasmissione all’Istituto Bancario di un’autocertificazione e altra documentazione idonea a dimostrare che tale ritenuta non è dovuta, o perché già assolta o perché il reddito non è di natura finanziaria. Il problema è che tale previsione è praticamente ignota non solo alla stragrande maggioranza degli interessati (che difficilmente leggono la scarsa stampa specializzata che se ne è occupata), ma pure agli stessi istituti di credito. E questo perché non serve alcun incarico di riscossione: la banca deve prelevare anche senza informare il cliente. Il problema, ovviamente, non è la ritenuta, bensì il fatto che prima si verrà tassati e poi, forse, ci verrà detto il perché. Se la ritenuta non fosse dovuta, il contribuente potrà chiedere il rimborso. Questa norma è passata silenziosamente solo su alcuni giornali specializzati e sono dunque ignoti probabilmente a gran parte dei contribuenti che nelle prossime settimane rischiano di ritrovarsi i propri bonifici decurtati di un quinto, anche perché le banche stesse non sembrano avere le idee chiare, e decidere di sparare nel mucchio. Inevitabilmente si scateneranno le richieste di rimborso di una ritenuta non dovuta, che dovrà essere inoltrata alla stessa banca o allo Stato, che come noto non è velocissimo nel rimborsare i suoi creditori. Intanto che l’iter burocratico faccia il suo corso, però, il contribuente si ritroverà con una parte del proprio reddito ingiustamente non disponibile, in attesa di un rimborso che arriverà chissà quando. La possibilità che qualcuno, nei prossimi mesi, si ritrovi con il conto decurtato retroattivamente a causa della scarsa informazione, è pertanto elevatissima.
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