Sono morti sul colpo falciati da un ragazzo ubriaco che ha sbandato mentre guidava la sua auto a folle velocità. Erano quattro giovanissimi tra i 14 e i 22 anni, seduti al tavolo di un bar di Sassano, in provincia di Salerno.
Tra loro, anche il fratello del conducente: un altro 22enne a cui è stato trovato un tasso alcolico tre volte superiore al consentito. Torna così tragicamente alla ribalta il tema della sicurezza stradale e dellutilizzo di alcol quando si è alla guida. Non sono bastate le patenti a punti e leggi ferree che condannano per un bicchiere di vino. Restano soluzioni miopi che non affrontano il cuore del problema: la prevenzione.
Che fine ha fatto leducazione stradale nelle scuole? Che fine hanno fatto le pattuglie della Stradale sempre presenti accanto ai cittadini? Dove sono buonsenso ed applicazione delle regole? Tutto sacrificato ai bisogni di un bilancio sempre più deficitario e disastrato che con ipocrisia colpisce e ferisce al solo fine del far cassa: che senso ha continuare a spendere 600 euro pro capite per riparare danni spesso irreparabili, quando si investono solo 3 euro pro capite per la prevenzione continua? E poi ci si lava la coscienza con un cartello da 30 KM/h di limite, senza preoccuparsi se chi guida lo leggerà mai. È un sistema miope ed ipocrita dove tutto è sacrificabile al profitto, e non importa se con i vari subappalti qualcuno lucrerà sullennesimo autovelox taroccato, o se a chi ha già ucciso sulle strade si permette di uccidere ancora con improbabili reintegri alla guida di unarma letale.
Fabrizio Premuti, Presidente di Konsumer Italia, non ci sta: «La soluzione è quella che nessun politico vuol vedere.Rifinanziare subito la Polizia Stradale, portare urgentemente in organico le unità mancanti assieme a mezzi e risorse. Bisogna assolutamente puntare su un piano di prevenzione nazionale (da affidare ad un dipartimento specifico della Stradale) oggi totalmente mancante ed ignorato, mentre dovrebbe rappresentare una necessità primaria. Infine, vanno sostituite le sanzioni economicamente più pesanti con laffidamento ai servizi sociali da prestare nei centri di recupero per traumatizzati e negli ospedali. Tornare ad investire su informazione e formazione tra i giovani significa tornare ad essere un Paese civile, a partire dalla mobilità. È forse chiedere troppo?».