Al peggio non c’è mai fine, il Governo Renzi ci aveva illuso con promesse di semplificazioni burocratiche e fiscali e invece ci consegna una nuova tassa, la TASI (l’imposta sui servizi indivisibili, che con la Tari e l’Imu ha dato vita alla IUC-Imposta Unica Comunale), ancora più ingarbugliata, costosa e illogica di quanto fosse la precedente Imu. Sono oltre 5.000 i Comuni che non avevano deliberato per tempo le aliquote per la scadenza di giugno, e di conseguenza hanno fatto scattare l’obbligo di versamento della prima rata sull’abitazione principale entro il 16 ottobre.
Il rinvio della scadenza del 16 giugno relativa all’IMU ed alla TASI ad ottobre era stato chiesto con forza da Konsumer Italia per dare la possibilità ai Comuni di verificare che la somma delle aliquote IMU e TASI non superassero l’11,4 per mille (nel caso in cui venissero applicate con i valori massimi) e per consentire di poter pubblicizzare con chiarezza e serenità le decisioni, al fine di evitare errori o omissioni. Nei Comuni che non hanno ancora deliberato le aliquote (659 secondo Confedilizia) si pagherà invece il 16 dicembre, ma con l’aliquota base dell’1 per mille.
Secondo diverse stime, per circa la metà dei cittadini quest’anno il conto sarà più caro dell’Imu 2012. Ma non finisce qui: per la prima volta viene applicata una tassa sugli immobili anche agli affittuari.
Fra i contribuenti che subiscono un rincaro fiscale con l’introduzione della TASI, infatti, ci sono gli inquilini (famiglie, uffici, capannoni, negozi, etc.), che oltretutto devono procurarsi in autonomia la rendita catastale dell’appartamento locato, calcolare l’imponibile, applicare l’aliquota prevista (quella dovuta dal proprietario) e verificare la quota a loro spettante in base alla delibera comunale, che oscilla tra il 10 e il 30%.
Nel caso in cui il Comune abbia emesso delibera entro il 10 settembre ma senza specificare la quota a carico dell’inquilino, si applica automaticamente il 10% e il versamento va effettuato entro il 16 ottobre. Insomma, una giungla che non solo mette in difficoltà i cittadini ma che risulta irragionevole in quanto chiama a pagare nuovi contribuenti per poche decine di euro, e che spesso costerà ai consumatori più del beneficio che ne ricaveranno i Comuni.
La normativa prevede che il Comune possa porre a carico del detentore una quota compresa tra il 10-30 per cento dell’ammontare complessivo della Tasi dovuta per l’immobile; la restante parte rimane a carico del proprietario. Se la rata di acconto dovuta dall’inquilino non supera la soglia minima di versamento fissata a 12 euro, questi verserà l’intero importo a dicembre. Inoltre, inquilino e proprietario non sono responsabili in solido: se l’inquilino non paga il proprietario non è responsabile, né viceversa.
C’è invece responsabilità in solido nel caso in cui nell’immobile ci siano più inquilini, tutti tenuti al versamento TASI. Non ci sono regole sulla ripartizione proporzionale tra coinquilini tutti locatari.
Per quanto riguarda le aliquote, la Legge di Stabilità fissava un’aliquota base dell1 per mille e un tetto massimo del 2,5 per mille per la prima casa e del 10,6 per mille per la seconda (somma di Tasi e Imu).
Il Governo è poi intervenuto per concedere ai Comuni la possibilità di aumentare le aliquote fino a un massimo dello 0,8%, distribuendo l’aumento tra prima e seconda casa.
La maggiorazione deve essere però vincolata alla concessione delle detrazioni, scomparse a livello nazionale rispetto all’Imu: le detrazioni sono decise a livello comunale e ogni comune fa da sé (secondo la Uil ci sarebbero 75 mila diverse combinazioni diverse di detrazioni e il risultato è comunque una penalizzazione delle famiglie con figli).
Così, per le prime case l’aliquota può salire fino a un massimo del 3,3 per mille. Per le seconde case, invece, si può arrivare all11,4 per mille complessivo. Su seconde case e tutti gli altri fabbricati (uffici, negozi, capannoni, etc.) si pagano sia lImu che la Tasi.
Per il calcolo di IMU e TASI clicca qui:
http://www.ilsole24ore.com/norme-e-tributi/calcolo-imu-tasi.shtml
Andrea Scandura